Elezioni, le nostre proposte alla politica. NON NUOCERE ALLA DEMOGRAFIA

In vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, Confcommercio Imprese per l’Italia ha elaborato un documento sui temi più importanti e le urgenze da affrontare

Le richieste contenute nel documento dal titolo Le ragioni delle imprese, la responsabilità della politica. Le proposte del terziario per la prossima legislatura sono rivolte a tutti e partiti e movimenti che prenderanno parte all’appuntamento elettorale.

Sono in tutto sette le aree di intervento selezionate da Confcommercio: Legalità e sicurezza; PNRR e politica di coesione; La riforma del fisco; Lavoro e contrattazione, politiche attive e formazione; Welfare; Non nuocere alla demografia; Dalla crisi energetica ad una politica per la sostenibilità come fattore di sviluppo.

Il documento si conclude con cinque agende, rivolte ad altrettante aree di intervento: Turismo; Cultura; Professioni; Giovani; Imprenditoria femminile.

Vi presentiamo un focus ogni giorno con le richieste dell’associazione. Oggi in evidenza la questione demografica.

DI SEGUITO le aree di intervento fin qui pubblicate:

👉 Welfare

👉 Lavoro e contrattazione. Politiche attive e formazione

👉La riforma del fisco

👉PNRR e politica di coesione

👉Legalità e sicurezza

PRIMO, NON NUOCERE ALLA DEMOGRAFIA

La popolazione residente in Italia si è ridotta di circa 500mila unità tra la fine del 2014 e la fine del 2019. È un fenomeno del tutto nuovo per il nostro Paese. Vi contribuiscono la riduzione strutturale del tasso di natalità, un insufficiente apporto quali[1]quantitativo dei flussi migratori attratti, una crescente migrazione verso l’estero.

Nessun piano di investimenti, per quanto efficace, e nessun incremento di produttività, per quanto intenso, risulteranno mai bastevoli a contrastare la marginalità indotta da un trend di forte riduzione demografica come quello che interessa l’Italia.

Le proiezioni dell’ISTAT, secondo lo scenario centrale, indicano un’ulteriore perdita di residenti di oltre un milione al 2030 e di 4,7 milioni al 2050.

Due aree di azione per migliorare il saldo

Il miglioramento del saldo demografico dipende da due grandi aree di azione.

La prima raggruppa gli interventi diretti e specifici, come: politiche per la famiglia che portino alla creazione di servizi per l’infanzia e all’offerta di maggiori e migliori opportunità di conciliazione tra genitorialità e attività lavorativa; oculate politiche di sostegno a un buon saldo migratorio, da attuarsi anche intervenendo sui provvedimenti in materia di “flussi migratori” per aumentarne le quote, rafforzando così disponibilità di manodopera indispensabili al funzionamento di intere filiere.

In particolare, per agevolare la gestione della maternità nelle imprese fino a 20 dipendenti ed in quelle in cui operano solo lavoratori autonomi, andrebbe recuperata piena agibilità dei contratti a termine ed ampliato all’inizio della maternità – e non più solo fino ad un mese antecedente il periodo di astensione obbligatoria – l’arco temporale in cui è possibile effettuare assunzioni agevolate in sostituzione della lavoratrice dipendente o autonoma.

La seconda area raggruppa interventi indiretti e aspecifici, come tutti quelli che migliorano il livello e il tasso di variazione del prodotto potenziale, poiché a maggiori livelli di reddito corrispondono sia una maggiore natalità, a parità di condizioni specifiche riguardanti la genitorialità, sia minori incentivi all’emigrazione e, infine, maggiore convenienza ad attrarre fattori di produzione qualificati, in primis, appunto, lavoratori dall’estero.

La relazione tra cause ed effetti si comprende, sotto il profilo empirico, guardando alle differenti dinamiche tra Nord e Sud dell’Italia. A questo proposito è sufficiente ricordare che quasi l’80% della riduzione menzionata si riferisce a popolazione del Sud.

Pertanto, peggiori servizi per l’infanzia – come la minore presenza degli asili nido – e peggiori condizioni generali del mercato del lavoro cui conseguono redditi stagnanti e strutturalmente più bassi, disincentivano, nel Mezzogiorno, la natalità, spingono l’emigrazione e comprimono i flussi migratori di qualità.

L’occupazione femminile

Un’ulteriore conferma dei legami, invero complicati, tra demografia e condizioni economiche, è fornita dal tasso di occupazione femminile. Nella media dell’Europa a 27, il parametro assumeva, nel 2021, un valore di 63,4; nel Nord Italia era del 58,1 e, nel nostro Mezzogiorno, del 33,2.

Divari così rilevanti non possono rispecchiare libere scelte di vita e di lavoro, ma sono il riflesso di differenze nelle condizioni di contesto in cui procede il processo produttivo e trova sbocco e prospettiva il progetto di vita personale.

Tra l’altro, le evidenze sommariamente riportate escludono, se ci fosse ancora bisogno di rimarcarlo, l’eventuale sostituibilità tra scelte di genitorialità e scelte di partecipazione al mercato del lavoro. La relazione dominante è, infatti, di complementarità: maggiori opportunità di una vita soddisfacente accrescono sia la natalità sia l’offerta di lavoro.

È sufficiente consentire alle famiglie, e in particolare alle donne, di potere fare scelte libere e consapevoli

Occasione PNRR

Il PNRR si interessa a diversi punti coerenti con una strategia di miglioramento del sistema economico nel complesso e della genitorialità in termini più specifici.

Chiediamo alle forze politiche di proseguire negli impegni presi con il Piano e di assumere almeno la regola del “primo non nuocere alla demografia” ogni volta che si prende una decisione.

Vi sono ampi spazi di intervento che potenzialmente confliggono con il rilancio della natalità: da un welfare malinteso negli effetti se non negli scopi, a una fiscalità che deprime la genitorialità.

Così come sono tanti gli interventi in termini di incentivi alla permanenza a lavorare in ambito nazionale o in termini di governo delle migrazioni che possono sfavorire i saldi rilevanti per la demografia. Bisogna evitarli.

Insomma, mettere la demografia al primo posto tra le priorità dell’Italia è necessario e urgente.

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